Civici. Civici. Civici. O no?

Paolo Calcinaro: civico.

Pasquale Zacheo: civico.

Luciano Romanella: civico.

Mauro Torresi: civico.

I primi due candidati sindaci sono già scesi in campo.

I secondi due attendono di capire meglio gli scenari.

Altri si starebbero scaldando. Come Giovanni Lanciotti che proviene da “Fermo Si Muove”, altro raggruppamento civico.

Segnale molto preciso che a Fermo i partiti tradizionali sono in decomposizione.

Difficile dire se sia un bene o un male.

Certo è che, diventati gruppi di potere e consorterie per amici, vengono puniti.

La gente si astiene dal voto oppure si organizza diversamente.

Però.

Però la domanda sui civici è questa: cosa garantisce che una volta al comando la loro unità granitica di oggi non si trasformi in un pulviscolo litigioso e in uno scontro tra individui legati da nulla? Cosa tiene insieme personaggi provenienti da storie e culture diverse?

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In molti risponderebbero: ci unisce l’amore per la città? la voglia di far risorgere Fermo?

La risposta è bella quanto equivoca.

Si può amare, ad esempio, la città chiudendone il centro, inseguendo così un’idea ambientalista molto alla moda. Ma così facendo si arrabbierebbero i commercianti, i pensionati che debbono arrivare in banca o alla posta, quelli che vanno in auto alla messa la domenica in Duomo. Esempio, ovviamente.

Oppure, si potrebbe accelerare sulle periferie. E allora si arrabbierebbero quelli del centro storico e delle immediate vicinanze.

Oppure, ancora, si potrebbe spingere sulla cultura dell’accoglienza e sulle case agli immigrati inimicandosi quelli che la sentono come una invasione.

In una società ormai diventata segatura quando prima era legno compatto, secondo un fortunato modo di dire pugliese, sarà difficile trovare un accordo.

I partiti tradizionali avevano un retroterra culturale abbastanza omogeneo. Il tradimento delle radici li ha portati al personalismo e alla corruzione. Corruzione tra l’altro oggi molto più spinta a livello burocratico più che politico in senso stretto.

Chi ci garantisce che questo non accada, anche in maniera più accelerata, con le formazioni civiche?

Nel contempo però le scelte, a volte, vanno per i meno peggio.

Non è certo la soluzione, la panacea. Ma un vivacchiare in attesa di meglio.

Una risposta a "Civici. Civici. Civici. O no?"

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  1. I primi inizi della kermesse elettorale non li trovo molto entusiasmanti, in particolare comincia a darmi un tantinello fastidio il nuovo “mantra” del “noi siamo civici – indipendenti dai partiti – apolitici – apartitici “… il sistema dei partiti non ha certo prodotto risultati entusiasmanti ed ha favorito piacevoli abitudini come corruzione e annessi ma non è con il nuovo mantello della “natura civica” che ne usciamo fuori.
    Che c’ è di male nell’ indicare seriamente e lealmente la propria appartenenza ad una idea o campo politico? I ladri sono ladri e basta, non intellettuali filosofi.
    Non mi pare un promettente inizio quello di chi sbandiera il proprio “apartitismo” in maniera anche troppo convinta, quasi a vergognarsi di riconoscersi in una ideologia.
    Se ho bisogno di un medico – di un avvocato – di un meccanico auto, voglio che sia bravo, chi se ne frega delle sue idee politiche!
    Vogliamo curare il bene della citta’ ? Benissimo, cominciamo a dire che per le questioni specificamente tecniche ci rivolgeremo a specialisti della materia: se voglio edificare un nuovo lotto varrà la pena di sapere quanto costa e se la zona di territorio è adatta, mi serviranno professionisti preparati e competenti non ladri o somari ma del mio partito.
    Altrimenti finisce come in tante situazioni, con lottizzazioni edificate su terreni franosi, vicino ad argini indeboliti o piazzate allegramente allo scoperto sotto il fianco di una collina disalberata che crolla ad ogni acquazzone. Per fare questo non occorre essere “civici” basta usare buon senso e onesta’. L’ ideologia politica, più o meno convinta, servirà su scelte di altro tipo, ma nessun Consiglio Comunale ha (per fortuna!) competenze in materia di politica economica internazionale, di politica estera, di difesa militare e geostrategia.
    Non voglio nemmeno parlare poi di qualcosa d’ altro che sta accadendo: rappresentanti forti di Istituzioni altrettanto forti e “sentite” dai cittadini (forse tra le poche ancora riconosciute tali) che si impegnano – con modalità fin dall’ inizio impacciate per non dire risibili… – in competizioni come quelle politiche. Mi vengono un mucchio di cose da dire ma le tengo per me, mi limito ad osservare che una persona sicuramente e fieramente legata alla politica attiva come il Presidente del CIIP Giacinto “Pino” Alati ha detto poche e serie parole sulla sua “non discesa” nella competizione amministrativa. Farsi dare lezioni di stile da Alati!

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