Sarà nonna a luglio. Di una bambina. Ci tiene a dirlo. È avvocato e anche insegnante.
Titolare della cattedra in diritto, la lasciò per la politica. Poteva andare in aspettativa. Sospendere l’insegnamento. Invece, prese una decisione diversa. E quando l’impegno politico è terminato, ha dovuto ri-studiare e ri-abilitarsi. Ha rifiutato il vitalizio. Ora insegna al Tarantelli di Sant’Elpidio a Mare ed è vicaria del dirigente scolastico. Sto parlando di Franca Romagnoli, elpidiense, quasi sessant’anni. Lei ha attraversato la Prima e la Seconda Repubblica. Nel 1985 è stata consigliere comunale nel suo paese di nascita e residenza. A quel tempo c’era ancora il Movimento Sociale Italiano. Suo padre Franco, avvocato anch’egli, ne era stato uno dei fondatori. Franca lo aveva seguito a distanza, da bambina; da vicino, quando s’era fatta più adulta e consapevole. Suo padre le parlava di valori come onestà, famiglia, patria; di collaborazione; di lavoro di squadra; di partito.
«Sembrano cose di un’altra era», commenta, «cose che ci siamo lasciati alle spalle».

Le sparo subito la domanda: ed ora con chi stai? «Mi sento, da una parte, una disadattata, dall’altra una nostalgica della fase bella della politica: quando ci si incontrava, discuteva, si frequentavano le sezioni – quella di Fermo -, si studiava. Rimpiango la prima fase di Alleanza nazionale». Dice di non avere più una casa di riferimento. «Con Gianfranco Fini mi scambio gli auguri in prossimità delle feste, con Giorgia Meloni mi sento più spesso e mi messaggio su whatsapp». Doveva entrare nel governo? «Certo che sì».
Su Fini insiste: «Ha avuto delle buone intuizioni ma ha fatto anche una marea di errori. È stato però un capro espiatorio, gli sono affezionata». Sulla vicenda familiare dell’ex capo di AN non si pronuncia, aggiunge solo un: «insomma».
Dal 2000 al 2015 è stata consigliere regionale. «Belle battaglie per le nostre Marche, per il Fermano. Oggi purtroppo è tutto silente. Non si alza una voce, una rivendicazione, una proposta. Non c’è più classe dirigente. Ognuno fa per sé, C’è disgregazione». Il Fermano tace, in modo preoccupante. Tacciono anche le categorie economiche e le associazioni. «Un tempo – spiega – noi rappresentanti in consiglio regionale, eravamo richiamati, spronati, bacchettati. Oggi? Sono spariti i copi intermedi ed è stata una grande perdita».
Nel 2004 fu candidata alle elezioni politiche. «Fu una candidatura di servizio – dichiara -. Che ti viene chiesta e che accetti per spirito di partito e per contribuire ad una battaglia ideale». Sapeva benissimo di non avere chance. Ha accettato ugualmente. Nel 2010, Franca Romagnoli non rinnova la tessera. Si sente appartenente ad un mondo, ma non alla liquidità della nuova politica.
Le faccio i nomi di alcuni ex An, oggi molto televisivi, che furono sostenuti da Fini a livello nazionale. Mi risponde ironica che «la gratitudine in politica non esiste».
Ha finito di leggere Traditi Sottomessi Invasi, l’ultimo libro di Antonio Socci. In effetti, sta ripassando i classici: dal Leopardi delle Operette Morali ai romanzi di Virginia Wolf.
Le domando anche che penserebbe suo padre dell’attuale situazione. Risponde: «Vedrebbe che non c’è più passione, non si fa più la gavetta, ci si improvvisa politici e amministratori, non ci sono più partiti strutturati. Darebbe un giudizio negativo».
Manca lo «spirito patrio». Manca il senso della nazione, il legame, il fare la propria parte per un tutto.
Futuro preoccupante? Franca Romagnoli è cattolica. A breve diventerà nonna. Come fa a non sperare dinanzi ad una vita che nasce? Spera. Sicuramente. E, a modo suo, con i giovani da crescere, lavora ancora per una nuova Italia.
di Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, mercoledì 14 giugno 2018
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