Prima d’essere un agriturismo è un’azienda agricola, e anche una fattoria didattica.
Intendo: Il Vecchio gelso, località Ortezzano, lungo la strada serpeggiante che da Monte Vidon Combatte scorre sui crinale, e scende e risale portandoti quasi sul colle.
Il nome viene da un gelso, che non è vecchio ma antico. La Guardia forestale lo ha collocato indietro nel tempo di quasi tre secoli (270 anni circa). L’albero, tra i più longevi delle Marche, sorge di fronte all’aia, che i proprietari chiamano ancora l’ara, un po’ alla latina e un po’ nel nostrano dialetto.
La famiglia Lilla è lì da tre generazioni. Il primo fu Emidio che, mezzadro da Montedinove, si spostò ad Ortezzano per acquistare successivamente un campo. Correva l’anno 1967. Dopo Emidio è stato suo figlio Giuseppe che, raccolta l’eredità del padre di un terreno a frumento e viti maritate, ha ampliato con frutta e verdura. Per ultimo è arrivato Simone, figlio di Giuseppe, e perito meccanico per studi al Professionale di Fermo.

Schemi elettrici in testa, Simone ha pensato però che tutta quella buona aria respirata in campagna e tutta quella tradizione vissuta tra la natura potevano diventare il suo lavoro. E così è stato. Con nuovo impulso e nuove prospettive. «Anche perché – dice Simone – quando sono arrivato l’agricoltura da sola non reggeva, occorreva fare altro: ospitalità dunque». Una cosa imparata non sui libri ma girando per la Toscana e prendendo atto di chi li aveva preceduti.
Oggi, l’azienda agricola si snoda su 15 ettari di terreno dove produrre foraggio, frutta, olive, olio. E dove proporre anche una ospitalità (otto camere) fatta di tranquillità dei luoghi e buona cucina. Ma andiamo per ordine. Il foraggio è foraggio e non mi dilungo.
La frutta invece contempla mele, ciliegie, fragole, pesche, che diventano anche marmellate e confetture.
Le olive sono del tipo leccino, frantoio, carboncella e piantone di Mogliano. Se ne ricava un ottimo olio. Venti piante invece sono destinate a produrre la famosa ascolana, piatto gradito a turisti e locali.
Ognuno della famiglia ha un ruolo. Michela, sorella di Simone e maestra, tiene dietro alla fattoria didattica e alle scolaresche in visita, mostrando capre, pecore, oche, papere, polli e vitelli. E non solo.
Mamma Anna Capriotti, avvalendosi anche del giovane cuoco Giovanni Marcatili, è la regina dei fornelli con cucina tipica e ricette tradizionali. Lorenzo, fratello di Simone, è pizzaiolo e si sta specializzando a Malta.
Babbo Giuseppe resta una roccia. È con lui che Simone, da sette anni, due volte l’anno, si reca in Olanda per le cosiddette cene promozionali: 250 persone per volta da prendere per la gola e richiamare nelle Marche. Sono gli olandesi, insieme a belgi e tedeschi, i maggiori frequentatori dell’agriturismo.
Soddisfazioni? Beh, per due volte: nel 2007 e nel 2012, Il Vecchio Gelso è stato premiato come migliore agriturismo d’Italia per ospitalità e qualità. Senza dire del cibo: tutto di casa propria. E quel che non si produce in loco, lo si acquista da aziendine a cinque chilometri dal gelso.
Problemi? I 27 registri da compilare…
Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, giovedì 14 giugno 2018
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