Marco Rotoni, avvocato di 45 anni e sindaco di Servigliano eletto con la lista Progetto per Servigliano
Come inizia la giornata?
Pensando a tutte le cose da affrontare. La scaletta però me la preparo la sera prima.
Qual è l’impegno maggiore?
Per la tenuta delle nostre famiglie e dei giovani. Mi spiego: nelle famiglie di Servigliano, ma credo un po’ dappertutto, esistono problematiche che favoriscono il dislegare dei rapporti: mancanza di lavoro, difficoltà da parte dei giovani di inserimento nel mondo produttivo, persone anziane e fragili…

Ma cosa può fare un sindaco?
La prima attenzione è per i circuiti e le misure europee di finanziamento. Intendo le opportunità fornite da bandi specifici. Da qualche tempo stiamo lavorando con i comuni di Belmonte Piceno e Monteleone di Fermo per rispondere ad un bando della Regione Marche riguardante gli over 30 diplomati da inserire in progetti su materie come l’ambiente, la cultura, il turismo. E poter dare ai giovani una possibilità, una crescita dell’autostima, una responsabilità, e poi impiegarli. Questo ha ricadute sulla serenità delle famiglie.
Cosa la preoccupa di più?
I sindaci debbono rispondere ad una miriade di sollecitazioni. Un caso: nei giorni scorsi – resto nel generico per rispetto della privacy – sono stato contattato da una persona che doveva raggiungere un congiunto malato in un paese estero. Ho dovuto, in pochissimo tempo, prendere tutte le misure del caso. Ecco, capita anche questo a noi sindaci.
Cosa chiede più spesso la gente?
Le persone anziane e sole chiedono un punto di riferimento per quanto riguarda sia la socialità sia la propria salute. Avere in comune dei volontari della Protezione civile o del Servizio civile, coordinati da un assistente sociale, può essere quel punto di riferimento che conferisce tranquillità e, insieme, conforto anche logistico. Un esempio: questi volontari accompagnano gli anziani ad una visita medica o altro trattamento sanitario.
Spopolamento?
Il trend demografico è in calo quasi dappertutto. Noi cerchiamo di garantire una tenuta cercando di erogare servizi, soprattutto sulla scuola. In questo momento, essere un comune attento ai servizi scolastici ci consente di essere anche meta di trasferimenti. Fino a poco fa abbiamo assistito ad un trasferimento dalla montagna e dalla collina verso zone, diciamo così, più antropizzate. Ora, avere un’attenzione alla scuola – arriviamo sino alla scuola media -, ci consente di essere un punto intermedio in questo tipo di trasferimento. E di trattenere lo scivolamento verso mare. Siamo un cuscinetto. Dobbiamo capire che la gente si sposta sì per lavoro, ma anche per servizi alla famiglia.
Aggiungo che da un anno e mezzo ad oggi abbiamo messo un grande impegno per un livello scolastico superiore. Con la società Wega stiamo lavorando per ragazzi dai 14 ai 18 anni dando loro una prospettiva professionale. Due sono i corsi attivati: operatore di sala e ristorazione.
Abbiamo già 38 frequentanti.
Le materie sono quelle teoriche classiche delle scuole superiori, e quelle pratiche con tirocini formativi svolti nelle aziende locali.
Qual è la stoffa di Servigliano?
C’è un collante a Servigliano che forse altrove si trova meno. È un fortissimo senso di appartenenza alla sua storia, alle sue radici, al suo essere comunità. Questo senso di appartenenza si trasferisce nelle tante manifestazioni organizzate. C’è un enorme dinamismo di associazioni che è palpabile. È una voglia di fare che ha dell’incredibile.
L’orgoglio di una amministrazione è quello di avere dei cittadini che ti mettono nella condizione di bene operare, vanno solo seguiti: perché sono loro a trainare, per le cose che fanno e per gli input che lanciano
Come vorrebbe Servigliano?
Com’è oggi!
di Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Giovedì 19 luglio 2018
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