A volte, in trattoria, non trovano nulla da poter mangiare. Altre, con quasi disappunto dei ristoratori, si sentono dire: ed ora che le servo?
I ciliaci ci sono abituati.
Nelle Marche sono circa 5.500 gli affetti da quella che «è una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti». 1.500 sono del Fermano. E di Fermo è anche la presidente regionale dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC). Romina Giommarini, insegnante, lunedì scorso ha ottenuto un bel successo. Mentre si trovava a Tipicità, nello stand dell’Associazione, ha ricevuto un messaggio dall’assessore regionale Fabrizio Cesetti che le annunciava l’approvazione da parte della Giunta Marche, del Piano Diagnostico Terapeutico. Il Piano ha come obiettivo di fissare i criteri standard per le diagnosi e la terapia dei malati di celiachia, e l’istituzione di un registro per avere dati e statistiche su cui studiare e intervenire.

«Finalmente – commenta – si mette nero su bianco quello che c’è da fare». Il Piano è scaturito da un tavolo di lavoro cui hanno preso parte medici, pazienti e rappresentanti politici.
L’associazione regionale conta 1.100 iscritti, la grandissima parte affetti da celiachia. «Si tratta di una associazione di pazienti», precisa la presidente.
Se l’AIC Marche è più giovane, quella Nazionale ha qualche anno in più: il prossimo aprile festeggerà i suoi primi 40 anni.
Che fa l’associazione locale? In primo luogo, effettua una campagna culturale «per rendere – sono parole della presidente – la celiachia un compagno di viaggio e non un fardello che pesa sulle spalle». Una malattia con cui si può vivere e superare se educati adeguatamente. Come? Nel senso di far conoscere la malattia e di dare indicazioni per curarla. Ad esempio: sapere quali sono le tipologie di alimento che potrebbero contenere glutine per cui è necessario verificare l’etichetta dei cibi
Curarla dove? «Per i bambini il nostro fiore all’occhiello è l’ospedale Salesi di Ancona, poi ci sono i medici come il dr Giampiero Macarri, primario di Gastroenterologia del Murri di Fermo, e Giuseppe Feliciangeli primario di Gastroenterologia dell’ospedale di Macerata, che molto s’è speso per il Piano Diagnostico Terapeutico». Curarla come? Con una dieta senza glutine che, si legge in un vademecum dell’Associazione, «è l’unica terapia disponibile per celiachia e va eseguita con rigore per tutta la vita. Introdurre il glutine a 12 piuttosto che a 6 mesi, come avviene di norma, non modifica il rischio globale pur ritardando la comparsa di celiachia; ma potrebbe ridurre il rischio di sviluppare questa condizione nei bambini ad alto rischio genetico».
C’è poi la comunicazione. La Giommarini e i volontari dell’AIC allestiscono banchetti in molte piazze marchigiane. Sono presenti a Pane Nostrum a Senigallia, a Fritto misto ad Ascoli Piceno, alla Festa della Pizza di Fermo e a Tipicità, sempre a Fermo, dove hanno cucinato con le farine senza glutine dimostrando che ci si può nutrire diversamente. Facendo presente a tutti che «oltre all’esclusione dei cereali contenenti glutine, dei prodotto da questi derivati (pasta, pane, biscotti, etc.) e di tutti quegli alimenti che contengono glutine tra gli ingredienti, è necessario escludere anche piccoli quantitativi di glutine rappresentati dalla cosiddette contaminazioni accidentali».
di Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Mercoledì, 13 marzo 2019
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