Strada Mezzina. Piane di Monte Urano. Un edificio basso, ad un piano. Una scritta: azienda biologica. Dietro: alcuni capannoni che non disturbano la campagna, e una collina verde e morbida dove gruppi di animali si muovono in libertà. Al piano terra, un punto vendita. La signora Patrizia è al bancone ricco di formaggi: pecorino, caprino, ricotta… Sugli scaffali anche vino, olio e legumi, pronti per i cesti natalizi. Arrivano clienti. L’inflessione verbale della signora tradisce l’origine: sarda. Lei ha da fare, mi conduce dal fratello. Ignazio, camicia felpata a scacchi, sta guardando i suoi animali. Mi viene incontro indicando una cosa strana a mezza collina. Un asino insegue un caprone: corrono veloci, in salita e in discesa. Una scena che dura la mezz’ora e più del nostro parlare. Mi trovo nell’azienda della famiglia Loddo, pastori sardi arrivati nelle Marche 40 anni fa.

Ignazio ha 57 anni. Ne aveva 17 quando lasciò Ortueri. Quattro mesi prima era morto babbo Giuseppino. Quattro mesi dopo l’abbandono della terra d’origine, a piedi, con lo zio, con 120 pecore al seguito, sino ad Olbia. Poi, l’imbarco su carri merci e bestiame. Poi, l’arrivo a Roma, gli scioperi in corso, il treno preso giorni dopo e i vagoni bestiame, il viaggio sino a Civitanova Marche, che non era la destinazione finale. La destinazione era Penna San Giovanni. Come si fa? I pastori sono abituati a camminare. Si camminò sino al piccolo paese dove c’erano parenti. In questi 40 anni i pastori Loddo sono diventati imprenditori. Ignazio ha in affitto i terreni (120 ettari) che un tempo erano l’azienda agraria dell’ITI Montani di Fermo. Vi scorrazzano 15 capre, 300 agnelli, 600 pecore, e 24 maiali. Le pecore, mi spiega, ora sono in «asciutta», non danno latte, tra un mese sarà diverso. La famiglia Loddo ha terreni anche a Mogliano, Montemonaco, Matelica, Caldarola e via dicendo. A Matelica s’allevano capre e un po’ di cavalli. A Caldarola Ignazio cresceva anche mucche, ce n’erano 300. Ora non più. Il latte rende nulla. Poi ci sono gli appezzamenti per le foraggere, per il fieno macinato con cui sfamare gli animali. L’azienda Loddo è biologica da 25 anni, è stata tra le prime nelle Marche. Ha un brand per i suoi prodotti: Dolce Bio. Ogni tanto arrivano a Monte Urano gli studenti dell’Agraria di Montegiorgio. Ignazio fa veder loro come si munge e come si fa il formaggio.
Torniamo alle pecore. Le guardiamo mentre, ad ondate, si spostano per sfuggire all’asino eccitato. Ignazio mi racconta che tempo fa metteva al collo di ognuna una campanella, più o meno piccola. Perché? «Perché così le pecore sono più allegre…». Scherza ma non troppo.
Un po’ Ortueri gli manca. Il paese, al centro della Sardegna, è ancora noto per le sue tradizioni vitivinicole e agropastorali. Tecniche che i Loddo hanno voluto impiantare nelle Marche. Come gli mancano quei pastori anziani e saggi che parlavano ai bambini raccolti nelle piazze del paese. Nell’insieme, le aziende Loddo producono anche vino, olio, carni bovine, equine e ovine, oltre che formaggi di capra e di pecora. Buon appetito.
di Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Venerdì, 18 ottobre 2019
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