A mio parere, l’opera sua più meritoria, non che le altre non lo siano, è la rivista regionale Marca/Marche.
Andrea Livi ne è l’editore. Il taglio è quello della tradizione, nel senso più denso del termine: qualcosa che si comunica, che si trasferisce da un punto all’altro. Che è movimento: la storia ripescata della nostra terra: storia economica, sociale, civile, e l’attualità dell’oggi come spunto per il domani. Un filo rosso.

A Livi le idee non mancano. E mai sono sconnesse con il passato. Discutiamo di grandi uomini. Cita Giovan Battista Carducci, architetto e mecenate. Fu un innovatore. Aprì la città murata. Superò le barriere di via Roma e corso Marconi, rivoluzionò l’urbanistica fermana. Consentì il nuovo traffico che già s’intuiva ai primi dell’Ottocento. Potrebbe continuare. Passa invece ai nobili Trevisani e Paccaroni, innovatori anch’essi, dalla scuola alla raffineria di zucchero. Livi è come se dicesse: occorrono idee nuove, progetti, sguardi. Li chiedo a lui. Che fare di Fermo? «Puntare su bellezza e cultura». Cominciando da? «Il Girfalco va valorizzato maggiormente». In effetti, sembra un corpo estraneo rispetto al centro storico. «Occorre ricollegarlo alla piazza, portare su gente grazie anche ad un ascensore». C’è poi la strada Nuova su cui intervenire. È il biglietto d’ingresso a piazza del Popolo. «I negozi vanno riqualificati, l’intera struttura va riqualificata, così come di un maquillage ha bisogno l’hotel Astoria». Conveniamo l’inesistenza di un punto d’aggregazione cittadino. «Macerata ha la Filarmonica – dice – noi avevamo il Circolo cittadino». Secondo lui Fermo ha bisogno di un punto d’aggregazione dove la cittadinanza (usa il termine «borghesia») si riconosca e si ritrovi. La città ha anche bisogno di «rompere l’isolamento degli intellettuali che qui vivono». Ce ne sono, a suo parere, ma non vengono valorizzati. «Il caso del fotografo Mario Dondero è atipico: Dondero non era un locale, veniva da fuori…». Anche i particolari entrano nel nostro discorso. Livi non si capacita come mai le panchine della strada nuova guardino le mura e non il panorama. «Sarebbe il caso di invertirne l’ubicazione».
E poi ci sono le mura medievali, «da recuperare nel loro complesso». Mentre lo dice pensa forte a Lucca. Il nostro editore è uno che cammina per Fermo e vorrebbe che la pavimentazione con i sanpietrini, tipici romani, venisse sostituita con «le nostre pietre grosse».
Per quanto riguarda le scuole, Livi lancia l’idea di veri e propri campus, sia per le inferiori che per le superiori, dotati di aree verdi e parcheggi. Gli studenti pendolari dovrebbero avere a disposizione una mensa e una Casa dello studente che c’era e non c’è più. Torniamo alla cultura. «Andrebbero favorite le ricerche sul patrimonio storico, letterario artistico locale». Per quanto riguarda i musei, Livi è dell’avviso che vanno tutti accorpati nel centro storico: il Fontevecchia è la sede naturale. Di grande importanza è il museo diocesano, «che poco però si conosce». Sull’università dice: «La perdita della facoltà di Beni culturali è stato un vulnus per il territorio. Bisognerebbe riproporla magari in altre forme». Chiude la chiacchierata con un invito alla Confraternita del Pianto e, di rimando, al Comune: «L’esterno del Santuario omonimo è terribile. Sarà bene rimediare. In fretta».
Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Mercoledì 12 febbraio 2020
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