Partiamo dalla cantina, che è Rio Maggio, dal nome di un corso d’acqua che le passa accanto. La troverete tra le morbide colline piene di sole a cavallo tra il Fermano e il Maceratese, in territorio di Montegranaro ma molto prossima a Monte San Giusto. Locali caratteristici, legno che impera ospitalità deliziosa. L’azienda è stata fondata nel 1976 Graziano Santucci che, dicono i suoi famigliari, ha dedicato «alla sue vigne l’amore e l’attenzione di chi lavora il vino per autentica passione». Oggi la cantina è in mano a suo figlio Simone e alla moglie Tiziana. Simone ha messo l’energia dei giovani per comunicare al meglio i suoi vini.

Molte le cose che mi piacciono di questa azienda. Una in particolare. Simone precisa di voler sentire la Rio Maggio completamente immersa nel genius loci del centro-sud Marche, che significa valori, tradizione, patrimonio antico che s’accresce nel presente e guarda il futuro. Genius loci, quante volte l’abbiamo invocato nell’intreccio di agricoltura, viticoltura, paesaggio e storia. In Contrada Vallone si trovano i vigneti di Trebbiano, Verdicchio, Passerina, Montepulciano e Sangiovese, «uvaggi necessari alla vinificazione delle due DOC della provincia: Rosso Piceno e Falerio, le cui uve vengono raccolte a mano, con i grappoli messi in piccole cassette che contengono massimo 20 kg, per rispettare l’integrità dei singoli acini ed evitare ogni sorta di danneggiamento». Ho provato i loro vini al ristorante La Torre di Torre di Palme, in un accoppiamento ben riuscito con lo stoccafisso. Il Melgra Rosato spumante brut (Montepulciano) è andato da Dio con le olive di pesce in barchetta; il Telusiano IGT Bianco Marche 2018 s’è sposato ottimamente con lo stoccafisso mantecato su crostino e fritto su vellutata di rapa e zenzero; il Pecorino Colle Monteverde 2018 ha inorgoglito la polentina e le chitarrine con stoccafisso bianco; il Vallone Rosso Piceno DOC 2015 ha premiato lo stoccafisso con patate e olive. La conviviale organizzata dalla De Gustibus Eventi ha avuto un prologo. E qui scatta la trasversalità del vero genius loci.

Al Palazzetto comunale di Torre di Palme, dopo una superba e rinfrancante passeggiata nel minuscolo e splendido centro storico, il dr Paolo Foglini, diabetologo di fama e vice presidente della Dieta mediterranea, ha raccontato la storia dello stoccafisso che coinvolge la nostra costa adriatica dati i rapporti tra le isole Lofoten e Venezia da sempre alleata di Fermo. Un intreccio che spiega la collaborazione offerta dalla Contrada Torre di Palme il cui priore: Samuele Bruni, ha fatto gli onori di casa. Terminato l’incontro culturale, la comitiva si è spostata al ristorante, accolta dalla signora Albertina. La famiglia Santucci ha presentato i vini e gli accoppiamenti con le pietanze, dimostrando interesse ad ottenere il marchio Dieta mediterranea come co-branding dei propri vini. Dunque: una cantina rispettabile, una ristoratrice sempre attenta, una storia che ci appartiene, un marchio in ascesa, un borgo da meraviglia, una Contrada che lo valorizza: ecco la magia/realtà del Genius loci.
Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Venerdì, 14 febbraio 2020
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