Artigiani Veri. Le spade di Ilario… e Lu Marguttu

Lui abita nel quartiere di San Michele, a Fermo. Quando lo raggiungo insieme ad Andrea Monteriù, vice presidente della Cavalcata dell’Assunta, Ilario Del Moro siede davanti al suo “studio-archivio” dove conserva in scaffali enormi la quasi quarantennale storia contemporanea, fotografica e documentale, della Cavalcata. Quello che mi attira però è Lu Marguttu. Ilario ha realizzato in legno e ferro una riproduzione dell’antico guerriero da colpire con la lancia. L’originale si trova nella Pinacoteca di Fermo. Secoli fa, veniva collocato in piazza grande come simbolo della festa dell’Assunta.

Ilario del Moro con una delle sue creazioni

Ilario saluta, si alza dalla sedia, e ci conduce sotto un portico. Eccolo, lu Marguttu, o Margutte per alcuni. Alto due metri, con il braccio destro teso a sostenere l’anello da centrare o la palla da colpire. Verrà istallato in uno spazio comunale di piazza o di Corso Cefalonia, come promozione della manifestazione estiva. Ilario Del Moro ha 78 anni, uno sguardo da giovane e una memoria di ferro. Senza dire delle sue mani capaci: artigiano da una vita e costruttore di cose da sempre. Idraulico di professione, è stato apprendista negli anni Cinquanta sotto il maestro del lavoro Giorgio Tesei da Porto San Giorgio. «Si lavorava anche il sabato e la domenica mattina. Si lavorava sodo, si imparava molto e si era già assicurati!». Poi Ilario, fatto il militare e tornato a casa, rileva insieme ad un amico l’azienda idraulica e si mette in proprio facendola crescere e impiegando nei momenti clou sino a 18 persone. Mentre racconta mi indica una montagna di biciclette ammonticchiate dietro a lu Marguttu. Lui le ripara, le sistema, le rimette su strada, ma non le vende. Le colleziona (così come i grammofoni e i giradischi). Ne ha alcune che risalgono al 1925. Una addirittura è del 1800, ha la ruota alta, come si vede solo nelle foto d’epoca. «Bisogna essere agili per condurla» sottolinea. Con il ferro, la mazza e l’incudine è un drago. Per la Cavalcata dell’Assunta di cui è stato uno dei rifondatori oltre che priore della Contrada di Capodarco, ha costruito spade, spadini, pugnali, balestre e leggii e porta-bandiere. «Ovviamente spade e spadini sono senza taglio» tiene a precisare perché una volta – erano i primi anni della rievocazione – ebbe un curioso contrattempo. Stava trasferendosi in auto da San Michele a Fermo città, insieme a Silvio Dionea, anche lui impegnatissimo nella Cavalcata, quando gli agenti della Polstrada lo fermarono chiedendogli di aprire il bagagliaio. I poliziotti, che non erano di Fermo, sgranarono gli occhi: una marea di armi bianche erano ammonticchiate sul piano. E loro due: Ilario e Dionea aih voglia a spiegare che si trattava della rievocazione storica. Dovette intervenire il commissario di PS in persona.

La riproduzione de Lu Marguttu

Ultimamente Ilario costruisce con il fil di ferro i contorni della Madonna. Appoggiata ad un muro bianco o ad un foglio sembra un bellissimo quadro.

Prima di congedarmi, racconta di aver fatto parte, dal 1969 al 1985, della squadra della Padella gigante di Porto San Giorgio. Non l’ha costruita, ma ha sempre regolato la combustione, garanzia dell’ottima frittura. Quindi mi rivela una birichinata: il volto de Lu Marguttu può cambiare alla bisogna. Ilario potrebbe applicarci il viso del sindaco Calcinaro, o quello di Adrea Monteriù, o di Orlando Ramini, altro vice presidente della Cavalcata. Sotto a chi tocca, insomma.

Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Giovedì, 27 agosto 2020

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