Qui ci vuole J. F. Kennedy. E quella frase del 1961 che il Presidente USA pronunciò al momento del suo insediamento: «Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese». Un cambiamento di prospettiva dunque, dove ogni persona può impegnarsi direttamente per un pezzetto del suo comune, della sua terra, del suo vicinato. Rinunciando alle recriminazione. E rimboccandosi le maniche.

Ci ho pensato quando ho scoperto che Sonia Trocchianesi, insieme alle indispensabili e inseparabili Orietta Mecozzi e Marisa Occhiodoro, ha iniziato a pulire le scarpate delle strade di Fermo.
#nelnostropiccolo è il nome del gruppo che annovera anche altri volontari, con un picco di tredici nelle settimane scorse.

Come nasce la cosa? Sonia, che voi conoscete anche come poetessa con rubrica sul Carlino, ama camminare: ogni giorno una lunga passeggiata e mai priva di un sacchetto d’immondizia e guanti al seguito. Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, Sonia si accorge che il sacco le si riempie sempre più celermente. L’immondizia dilaga. Magari sulla strada si vede poco, ma nelle scarpate si nasconde ed impera. Occorre far qualcosa? Qualcosa in proprio. Così chiama le amiche, comunica l’intenzione all’assessore Ciarrocchi che appoggia l’iniziativa, informa l’ASITE, e parte. È il 24 giugno. Appuntamento ogni mercoledì pomeriggio. Si comincia da Marina Palmense. Non è tanto il lungomare ad essere sporco. Il problema è dietro ai canneti e alle siepe. Il gruppo rintraccia batterie scariche, immondizie casalinghe e anche pezzi di eternith. Un lavoraccio. Seconda zona presa di petto è la strada Pompeiana. Sette pomeriggi impiegati a tirar fuori anche lavatrici. L’intervento è impegnativo. La scarpata è ripida e profonda. Ora quelli del #nelnostropiccolo indossano magliette bianche fornite dal Comune, e guanti e sacchetti concessi dall’ASITE.

Terzo obiettivo: Monte Cacciù, la parte fermana. Un disastro, commenta Sonia. I rifiuti ammonticchiati lungo la strada vanno dalle vernici al mastice, dai materassi ai solventi. Peggio, nella scarpata, tra i rovi, dove ci si picca, le formiche assaltano i volontari, e sotto i piedi di Sonia svicola una biscia. Emergono serrandine, televisioni, scarpe, cappotti, tastiere di computer, giocattoli rotti e tante gomme d’auto e di camion. Per non dire di una ricca selezione di bottiglie di liquori, vuote. Patrimonio poco casalingo, molto invece d’esercizio commerciale.
Quarto appuntamento, recentissimo, lungo la strada Castiglionese, da dove emerge addirittura un bagno completo.
E che fanno le nostre? Portano il materiale a bordo strada, cercando uno spiazzo o slargo, lo differenziano secondo i tipi di rifiuto, scattano foto e le inviano all’assessorato all’ambiente e all’ASITE che provvede subito ad inviare un mezzo per il prelievo.
A novembre s’inizierà anche a Porto San Giorgio, da via Medi, «in omaggio a Marisa e ai volontari sangiorgesi». C’è già l’accordo con l’assessore Di Virgilio e con la società che s’occupa dei rifiuti.
Solo lavoro? Ma no. Sonia ha proposto anche la merenda finale, «con crostate fatte a casa e acqua di rubinetto. Per un momento di leggerezza e conoscenza». Qualche messaggio? Uno ai politici: «Venite a vedere, e senza selfie». E alla gente: «siate più rispettosi».
Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Sabato, 9 ottobre 2020
Rispondi