Stavolta, forse, qualcosa sta cambiando. Spira aria nuova, culturalmente diversa. Non più la colonizzazione portata da personaggi piovuti da Roma o Milano, che l’altro ieri vedevamo in televisione e ascoltavamo in radio, e ieri partecipavano a tutti i festival dei territori. Cosa c’era di nuovo di quanto già sentito? Cosa di ancor più arricchente?
Stavolta, i vertici della Regione hanno puntato al contrario: far parlare le Terre, estrarne il midollo, la linfa che ancora scorre nelle vene delle comunità locali. Prima che inaridisca!
Genius Loci? A me piace definirlo così, nelle sue molteplicità. Che sono ricchezza, armonia e non intreccio difficoltoso da comunicare.
Sto parlando di MarCHESTORIE, iniziativa dell’assessore regionale Giorgia Latini, sostenuta dal presidente Francesco Acquaroli, con l’operatività di AMAT e della Fondazione Marche Cultura.

Il Parco della stupenda Abbadia di Fiastra ha fatto da cornice alla presentazione degli eventi.
L’idea di Paolo Notari, direttore artistico, e di Alberto Toso Fei, che qualcosa di simile lo ha sperimentato in Veneto, è quella di aver chiesto ai comuni di proporre storie caratterizzanti, specifiche, del proprio tessuto. Il genius loci, appunto. 56 comuni si sono coinvolti, mobilitandosi, andando alla ricerca delle proprie radici. Le riporteranno a galla grazie a spettacoli e incontri spalmati tra il 2 e il 19 settembre prossimo. Si aprono gli scrigni!
Guardando il Fermano, Massa Fermana insisterà sulla famiglia Brunforte, caposaldo dei Domini contadini; Cerreto di Montegiorgio proporrà l’unica maschera marchigiana: Mengone Torcicolli; Monterubbiano ha pensato all’antica pianta della Robbia da cui il nome del paese; i trigemini Servigliano-Belmonte Piceno-Monteleone di Fermo approfondiranno la Città ideale; Amandola non poteva non proporre Il Borgo della Sibilla rivelatrice; Montappone rivelerà la Fiaba del Cappello.
Per Fermo, esattamente per Torre di Palme, saranno i Corsari a tener banco. Qualcosa avevamo accennato. Sarà il Ricamatore, ritrovato da Giacomo Recchioni, ad essere messo in scena; e sarà il Guardiano della Torre, testo del sottoscritto, a riproporre il tema della sorveglianza per scongiurare il pericolo delle incursioni dal mare.
Non sarà una iniziativa una tantum, ha detto la Latini. Continuerà negli anni a venire perché c’è bisogno di ritrovare una identità. E c’è bisogno di unire insieme cultura e turismo.
Una sola cosa è mancata all’Abbadia: i Cistercensi che la resero così bella. Ma se ne sono andati.
Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Mercoledì, 28 luglio 2021
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