C’è un libro che va letto assolutamente. E poi, va riletto. E poi, va riposto nella libreria in bella vista. Infine, va ripreso di tanto in tanto. Meglio dire: ripreso di stagione in stagione… e sperimentato in cucina. Sì, perché Guglielmina Rogante nel suo Sillabario del Tempo, Il Lavoro editoriale, non scrive solo di paesaggi ma, soprattutto, di cibo. Cibo naturale, cibo della sua campagna, di quella società tradizionale di un tempo, che arrivava direttamente dal campo alla mensa. A quel tempo non esisteva il modaiolo km 0. Il km 0 c’era di fatto.

Un altro dato per capire. La Rogante, già insegnante, autrice di saggi critici su poeti e narratori contemporanei, è ottima cuoca. Le pietanze di cui scrive sono il prodotto dei suoi fornelli. Basterebbe visitare la sua pagina facebook per far gorgogliare l’acquolina in bocca.
Ma veniamo a noi: alla terra, alla stagione, al cibo, prendendo la rincorsa dai caki. «Accesi d’arancione – scrive la signora Guglielmina dalla poetica penna – stanno appesi ai rami che l’autunno ha spogliato, globi natalizi in anteprima. Sono belli i caki. Interrompono i grigi autunnali». Continuiamo a sfogliare ed ecco Del cuocere le erbe in inverno. «Quando nella pentola grande di metallo sottile – mi piace quella che ha l’esterno di colore verde come una scura bottiglia di vino – affondo le erbe col cucchiaio di legno (perché solo col gentile cucchiaio di legno si affondano le erbe) ed esse sobbollono e cuocciono lentamente (e bisogna essere molto avvertiti, perché il bollore non è mai giusto, o è lento e sul pelo dell’acqua nessuna bolla si forma e le erbe salite a galla stanno ferme e inerti come stanno i detriti giallognoli in una palude, oppure è troppo gagliardo e allora l’acqua gorgoglia impetuosa e fuoriesce dal bordo, allaga il piano della cucina e tutto si spegne e tace), allora io penso – aggiunge la docente/cuoca – di essere la sola a detenere, in famiglia, quest’arte di cuocere le erbe…». Andando avanti, ci sono La Carne cotta a lungo per le sere fredde milanesi,(Guglielmina Rogante ha vissuto a lungo nel capoluogo lombardo), le Olive per sempre, La zuppa di uova e pomodori. Prelibata con i fegatini, La Polenta sulla spianatora, Pane e Uva appesa, Pane e olive sotto la cenere.
Digressione: l’uva appesa fa tornare in mente vecchi magazzeni con ganci posti al soffitto, e mele distese sulla paglia a profumar gli ambienti. Si spalancano vecchi mondi. Di cibo sicuramente più buoni.
Mentre stiamo scrivendo, Guglielmina starà cucinando, guardando i suoi campi. A televisione spenta. Non ha bisogno di cuoche artefatte.
Adolfo Leoni, Venerdì 31 dicembre 2021
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