«La bellezza – scriveva Ugo Foscolo – è una specie di armonia visibile che penetra soavemente nei cuori umani». La ripeto ad un gruppo di amici che cammina le terre che legano Lapedona a Monterubbiano sino a Moresco. Quando si scopre la torre eptagonale moreschina ogni volta è un sussulto. Ma non è dell’arte militare medievale che oggi voglio trattare. Ma dei colori. Come quelli che si colgono scendendo verso la piana dell’Aso, costeggiando l’azienda viti-vinicola Castrum Morisci con le sue anfore egizie e romane.
È il verde intenso dei vigneti a colpire i “pellegrini”. È ancora molto acceso nonostante il caldo anticipato. Dinanzi ad ogni filare, come un tempo, come a dare il via alla prossima bontà nelle botti e sulle tavole, esplode un tripudio di rose, di un rosso vivo come sangue. Immediata scatta la connessione: da poco è passata la festa di santa Rita cui è legato il miracolo della rosa richiesta in punto di morte, e sbocciata nella neve dell’inverno.

Scriveva Alfredo Cattabiani: «Se incontrate una rosa fissatela intensamente, e dai suoi petali sorgerà per incanto una cascata di immagini: la Vergine Maria in forma di Sofia, la corona mistica dei beati nell’Empireo, la candida stola dei Cavalieri del Tempio massacrati da un empio sovrano, il Santo Graal…».
Il verde degli olivi invece è spento, come fossero ancora addormentati. Ma «Quale presenza misteriosa – si domanda sempre Cattabiani – si cela nel cuore dell’olivo che i Greci consideravano figlio della vergine Atena?».
Intenso invece è l’azzurro del cielo, che al tramonta si trasforma in un grandioso blu cobalto.
Sull’altra collina, quella del Tenna, facciamo caso alle ampie distese di grano che salgono dalla valle sino a mezza collina. Grano biondo e grano ancor più scuro. Ce n’è. Ne avremo. Ci rallegriamo in cuor nostro senza dimenticare però la guerra che proprio dal grano prende nome. Gli antichi raccontavano che uno spirito abitasse nella spiga di frumento. Sarà Demetra-Kore o Dioniso addirittura, oppure Trittolemo? E se fossero tutte immagini della «vera Spiga che nutre tutte le spighe con il suo Pane di Vita»?
Risalendo la Castiglionese, incontriamo ampi cespugli di lavanda che trascolora dal verde al viola. Rallegra la vista e dispone al sereno.
Torno al verde, quello delle querce che costeggiano la scorciatoia che da Rapagnano scende agli Archetti. Albero sacro, la quercia, dedicata a Zeus. Si tramanda la leggenda che ospitasse l’Aurora e le spoglie sacre dell’Ariete d’Oro, ma non disdegnò di trasformarsi nella dimora d’una icona della Madonna.
Stupenda tavolozza del Padreterno!
Adolfo Leoni, domenica 12 giugno 2022
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