Notizie drammatiche. Gruppi di tifosi violenti della Roma e del Napoli si sono dati appuntamento in un autogrill nei pressi di Arezzo facendo scoppiare il finimondo: è stata guerriglia, l’autostrada è rimasta bloccata, ci sono stati feriti e contusi, c’è mancato poco che non ci uscisse anche il morto. Terrorizzati gli ignari presenti nella stazione di servizio, soprattutto i bambini. C’è un ribellismo diffuso, anzi, una voglia di sfasciar tutto che lascia sgomenti. Naviga sotto traccia, esplode improvviso sotto insegne diverse. Perché questo sentimento di rabbia?
Qualcuno chiede una maggiore severità da parte delle forze dell’ordine. Una riposta repressiva. Certo, una sorveglianza occorre. Ma non basta. Occorre capire da dove nascano certi istinti che qualcuno ha definito barbari, bestiali. Capire e intervenire prima.

Dobbiamo avere il coraggio di affermare senza ipocrisie che ci troviamo, come precisava già papa Benedetto XVI, in piena emergenza educativa. Se non la si affronta con decisione, l’unica protezione futura sarà solo quella delle armi.
Educazione, dunque, questo è il primo problema. Ci rifletto mentre osservo e ascolto il Coro del Liceo scientifico di Fermo. È giovedì 5 gennaio. La chiesa di Sant’Antonio a Fermo è gremita.
Le vetrate raccontano storie antiche e recenti. I ragazzi sono in abito scuro, eleganti, disciplinati. Sono un coro, un insieme, un’armonia. Grandi applausi alla direttrice Sandra Moschella. Le vogliono bene. Li ha coltivati nella musica e nella matematica. Non è una insegnante che fa sconti. Ma ci tiene ai suoi ragazzi. E si vede. Le canzoni sono stupende, appassionanti, ci uncinano, ci tirano dentro. Poi, sul finire, quando si è arrivati agli ultimi brani, la prof.ssa scorge tra il pubblico alcuni ex allievi ormai universitari. Sono venuti comunque anche se non fanno più parte del Coro. Ma ne trattengono gli insegnamenti e l’amicizia. La Moschella li invita a rientrare nei ranghi, almeno per un canto. Pronti! Arrivano, si mescolano ai nuovi cantori. Si esibiscono insieme. Anche questa è educazione, educazione a fare qualcosa di bello, e a ritrovarsi.
Cambio scena: il presepe vivente nelle Cisterne romane di Fermo. Dieci contrade, circa duecento figuranti giovani e adulti che si alternano, 32 lettori/attori, diversi i coristi, gli strumentisti singoli. Insomma: ancora un insieme di gente che ha voglia di costruire qualcosa. Di fare comunità. Di rendere un servizio che soddisfa sé e gli altri. Eccola, l’Italia!
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