Mercoledì 15 marzo, nel celebrare la messa, padre Gianfranco Priori ha ricordato un confratello: padre Gaetano da Cerreto. Nome sconosciuto. E pure a Recanati esiste una via intitolata al cappuccino: Via Gaetano da Cerreto. E pure nel sito dell’Università di Macerata viene evidenziata una casa editrice dal nome di Carlo Jobbi. E Carlo Jobbi altro non è che il nome di battesimo e il cognome di famiglia di fra Gaetano. Franco Foschi, ex ministro del lavoro con Cossiga e poi con Forlani, scrisse bene del cappuccino in Vite sconosciute.
Perché? Perché questo religioso, figlio di contadini poveri, fu un animatore del Movimento sociale cattolico, delle Leghe bianche, della difesa degli oppressi e degli umili. Della presenza, in una parola, del cattolicesimo nella società civile, nell’economia, nella politica. Non era facile a quel tempo: la borghesia massonica controllava i gangli dello stato e imponeva una educazione laicista, e non lo era perché, più tardi, il Fascismo ce l’aveva con i movimenti cattolici quasi unici avversari di rilievo, quasi unici a elaborare un pensiero critico nei confronti del Duce e del suo Ministero della Cultura Popolare. Fece scalpore un accostamento tra Stalin e Mussolini.

Carlo/Gaetano era nato a Cerreto, a quel tempo sotto Alteta, poi sotto Montegiorgio, nel marzo del 1872, morirà a Fermo sempre a marzo del 1954. Dai suoi confratelli viene descritto come «Sacerdote di carattere franco e giovanile, e di intelligenza aperta ai segni dei tempi». Ma quel che più ci interessa in questa rubrica di Minori per modo di dire, è che si «rese benemerito nell’apostolato sociale, anticipando i tempi con iniziative coraggiose». Venne definito un «rosminiano ortodosso», il che, in tempi di spinta modernista e del suo contrasto da parte della chiesa istituzione, non gli faceva certo mancare aspre critiche e sanzioni: dovette distruggere i suoi libri e fu privato dell’insegnamento. Ma l’azione sociale, ripeteva, non poteva e non doveva essere scissa da una posizione culturale. La cultura crea mentalità, la mentalità dà vita all’azione. Ed ecco, allora, la Libreria editrice e l’attivismo del cappuccino nell’ambito della comunicazione. Fondò la rivista Pace e Bene, scrisse su Primavera serafica, Milizia, Vita Francescana. Non aveva una gamba, l’aveva persa in un atto di generosità, nonostante ciò era ovunque ci fosse bisogno di lui e dove lui poteva accendere passioni. A Cerreto o a Montegiorgio non starebbe male una targa a lui dedicata.
Sabato, 25 marzo 2023
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