Fermano: se cresce la violenza, va fatta crescere una alternativa educativa. Le Istituzioni incontrino le associazioni che affiancano i giovani

Non dobbiamo, non vogliamo, non possiamo! Che cosa? Abituarci alla violenza. Quella violenza che fino a qualche anno fa ci sfiorava e che oggi in pieno ci investe.

Porto San Giorgio vede atti di aggressività crescente; Porto Sant’Elpidio idem. Lo stesso capita a Civitanova Marche. Lido Tre Archi di Fermo si consolida nell’idea di un luogo insicuro. Fatti brutali sono accaduti, in maniera episodica, a Pedaso e a Montegranaro. Solo per dire dei tempi ultimi.

E pure non siamo nelle periferie (ma ormai non solo nelle periferie) di Roma o Milano. Siamo in una piccola terra. Più facilmente da tenere sotto controllo. Che però sembra difficile il farlo. E questo è un problema. Ma non il solo. Più telecamere, più agenti in strada, più sorveglianza sono una ferma risposta da dare. Ma non basta, non può essere l’unica.

C’è un furore giovanile sui cui dobbiamo riflettere ed agire. Ci sono giovani «sazi e disperati» che trovano nelle risse uno scopo di vita e un diversivo ad una vita piatta e inconcludente. Ci sono altri giovani, specie di origine non italiana, che sembrano senza prospettive e senza radici. Per cui sfogano rabbia e livore riunendosi in piccole bande e cercando di accendere tafferugli.

Dinanzi a loro, la risposta repressiva è sì utile ma non risolutiva.

A nostro giudizio, il lavoro da svolgere potrebbe essere duplice: quello di sicurezza da parte delle forze dell’ordine, e quello di carattere più esistenziale affidato o da affidare a realtà educative diverse. Inutile, parlare della scuola: è una proposta di scorciatoia da pigri intelletti: la scuola è già soffocata da altro, il suo orizzonte non appare proprio quello educativo. Tra l’altro, c’è chi dice che proprio la scuola sia scoppiata. Si salva laddove intrepidi e coraggiosi insegnanti continuano la loro “missione”.

Resistono sacche di famiglie con valori ancora saldi. Ma il resto? La chiesa ha gli oratori semi-vuoti. Le moschee, quelle “moderate”, non sono nate.

Tutto a saldo negativo, dunque? Non proprio. In questo deserto esistono associazioni giovanili che proseguono il loro impegno educativo, così come operano sempre per fini educativi alcune cooperative sociali.

Occorrerebbe una maggiore attenzione istituzionale a queste ultime realtà e, soprattutto, occorrerebbe la loro conoscenza. Lanciamo una proposta di incontro tra istituzioni (Prefettura? Questura?) e queste ultime.

Così come occorrerebbe una maggiore attenzione giornalistica ai risvolti positivi delle azioni di realtà educative.

Questo non vuol dire censurare le cronache nere, ma non saturare di solo certi aspetti la comunicazione, con il risultato, così facendo, di ottenere e favorire la convinzione che ci troviamo in uno smottamento progressivo verso un fondo buio, senza possibilità di ripresa.

Lunedì,17 giugno 2024

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