Voci dalla Prima Repubblica. “La mia battaglia per l’artigianato”. Parla Orietta Baldelli già senatrice della Sinistra

Quando la intervisto non indossa la maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità. La giornata dell’iniziativa lanciata da Libera è passata da qualche giorno. Ma Orietta Baldelli, già senatrice della Repubblica italiana, ci torna su. «Ho condiviso – mi spiega – perché si è trattato di un momento simbolico». Carica di energia e di dialettica, mi racconta la sua storia politica e le sue preoccupazioni. Inizio dalla Camera di Commercio di Fermo. La scelta accentratrice per un’unica camera regionale la trova contraria. «È una scelta che non tiene conto dei problemi locali. Invece, abbiamo bisogno di una operatività localizzata. Si vuole invece mettere le mani sulla gestione economica delle Camere» che, detto in soldoni, mira ai soldoni. «Che poi, in giro per l’Italia ci siano stati alcuni comportamenti illeciti, può anche essere, ma non si risolve il problema accentrando ogni cosa. Basta un controllo e rigide disposizioni. Così facendo, invece, ci saranno aggravi di spese e anche potenziali rischi di corruzione».

Baldelli
La già senatrice Orietta Baldelli

Orietta Baldelli può discuterne con cognizione di causa. Attualmente, nella Camera fermana, ricopre il ruolo di presidente del Comitato imprenditoria femminile. Il suo cuore resta sempre l’artigianato. E da qui parte anche la sua carriera politica. A cavallo tra il 1989 e il 1990 viene eletta presidente provinciale della CNA di Macerata. È la prima donna ai vertici dell’associazione. Ne parlano i giornali. Diventa un caso. Bettino Craxi le fa arrivare tramite il sottosegretario Franco Tiraboschi un invito per un congresso a Bari, giugno 1991. La CNA a quel tempo era un corpo intermedio vicino al PCI e, residualmente, al PSI. Un accordo, non si sa quanto scritto oppure con stretta di mano, sanciva che i presidenti dovessero essere socialisti ma i segretari comunisti. Dove i primi erano di rappresentanza, i secondi quelli operativi. La gentile signora Baldelli, dagli occhi verde/azzurro e dalla preparazione invidiabile, scantona: la presidente sono io e si fa come dico io. Apriti cielo! Poi, arriva il 1994 e le elezioni politiche. È il periodo della svolta di Achille Occhetto e della sua gioiosa macchina da guerra. Ed anche della discesa in campo di Silvio Berlusconi e del suo refrain: in politica la gente del lavoro. I socialisti, sotto pressione per Mani Pulite, sono in forsennata ricerca di personalità estranee alla politica politicante. La Baldelli è la donna giusta. L’avvicinano. Lei, che già votava socialista e mai avrebbe pensato ad un incarico politico, dice sì. Ed entra nella lista di Alleanza dei Progressisti, collegio uninominale di Osimo-Macerata. I comunisti del PDS non gradiscono, e fanno fuoco amico, «mi fecero una guerra senza quartiere, organizzavano iniziative senza farmelo sapere». Nonostante ciò, la signora Orietta ce la fa. E si fa onore. «M’intendevo soprattutto di lavoro e di artigianato» che diventano la sua bandiera, specie nella Commissione parlamentare industria e artigianato cui partecipa come componente. La legislatura termina dopo appena due anni e qualcosa. Non viene ricandidata, probabilmente perché aveva dato fastidio a certi alleati e poi i socialisti stavano sparendo. La CNA la chiama con un incarico maggiore: Ufficio legislativo nazionale.

Per vicende legate alla sua famiglia, arriva a Fermo. È il periodo in cui sta nascendo la nuova provincia. Viene incaricata di lavorare per la separazione tra CNA ascolana e fermana, ma anche per la nascita della nuova Camera di commercio di Fermo. Lei è stata sempre favorevole alle province che preferisce alle regioni. Per quanto riguarda la politica dice di essere arrabbiata: «Oggi si travalica la Costituzione, si fa una continua campagna elettorale. Il clima su fb è di odio. Ci si muove di pancia». Che farebbe lei? «Tenterei di ricostruire luoghi di dialogo e di analisi».

di Adolfo Leoni

Il Resto del Carlino, mercoledì 11 luglio 2018

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