Violante. La politica deve incontrare il dolore degli uomini. Attenzione alle nuove Compagnie digitali

Dolore. Luciano Violante parla del dolore parlando di politica. Perché il politico deve coglierlo nelle persone, conoscerlo, raccontarlo, risolverlo. Il dolore, dice, è più del bisogno, più della necessità. È qualcosa che va oltre.

Ai tanti collegati on line venerdì sera per un dialogo con l’ex presidente della Camera, magistrato, parlamentare, incontro proposto dalla Fondazione San Giacomo della Marca, egli racconta come l’abbia capito. Si trovava in un piccolo paese delle Puglie, a casa delle zie. Era un ragazzino. Suo padre giornalista lo invitò a leggere L’Unità ai contadini. Chi lo aveva fatto fino a quel momento: il segretario della sezione PCI, unico a saper leggere, era morto. E i contadini, dopo aver lavorato l’intero giorno, e prima della cena e del ritorno in piazza per ottenere un nuovo lavoro l’indomani, si recavano in sezione per conoscere le cose dell’Italia e del mondo. Lì, Violante ha imparato la politica. L’ha imparata da quell’uomo che aveva costruito una cartella di legno per la figlia, che se ne vergognava, ma lui di più non poteva. L’ha imparata da quell’altro bracciante dell’Azione cattolica che aveva il figlio con le scarpe distrutte, ma di soldi per le nuove non ce n’era. «La politica – raccomanda – deve risolvere le scarpe e la cartella».

Violante ha scritto un libro illuminante: Insegna Creonte. I componenti la Fondazione San Giacomo della Marca lo hanno letto, riletto, dibattuto tra loro. E hanno chiesto un confronto, ponendo una serie di domande. C’è bisogno di parlarsi, di incontrarsi, c’è bisogno di buona politica, ha spiegato introducendo la serata Massimo Valentini.

Le Nuove Compagnie delle Indie. Disintermediazione: la parola è terribile ma indica, specie tra i giovani la tendenza alle quasi uniche relazioni digitali, facendo a meno delle intermediazioni, dei corpi intermedi, dei partiti. È così?

Non è così, spiega Violante: proprio in questi tempi esistono nuove intermediazioni che forse non cogliamo sino in fondo. Sono le Compagnie digitali di cui si sa poco o nulla. Agiscono come la Compagnia delle Indie, che era autonoma, ma queste operano autonomamente in uno spazio immateriale, non controllabile. Ci presentano il libro, la vacanza, le notizie del giorno, i sommovimenti. Ci propongono e ci indirizzano. Sono i nuovi mediatori senza volto. E sono anche al servizio dei regimi autoritari, dalla Cina alla Turchia passando per la Russia. Dobbiamo capire quel che sta avvenendo, c’è il rischio di un nuovo autoritarismo. Papa Francesco ha parlato di un cambiamento d’epoca da decifrare.

Le nuove generazioni hanno quattro transizioni davanti: digitale, ecologica, energetica, spaziale. Compito della politica è spiegare il mondo in cui si sta vivendo e si vivrà. Avere sguardo al futuro. Altrimenti l’oggi è solo amministrazione.

Leaders o followers? I leaders, risponde, sono quelli che guardano al futuro, che sono autorevoli. Si può essere d’accordo o meno sulle loro idee, ma leaders in Italia sono sicuramente la Meloni e Renzi, hanno sguardo. Chi insegue invece gli umori della gente, i consensi del momento, leader non è.

L’invito di Violante è a riprendere un confronto e una stima per gli avversari. Cita Nilde Iotti quando raccomandava di capire le ragioni degli altri, di avere la capacità di persuadere ma anche l’apertura di farsi persuadere. La politica, aggiunge, non è guardarsi allo specchio. Nel 1979, quando entrò in Parlamento – ricorda – venivo invitato ad ascoltare i più anziani che magari non brillavano per grammatica, ma per idee sì.

Luciano Violante

E i partiti? Mario Draghi, dice Violante, ha seguito passo passo la Costituzione scegliendo i ministri. Ha messo al riparo dalle fibrillazioni dei partiti i ministeri più importanti, ponendo questioni profonde. Ora sta ai partiti guardarsi al proprio interno. La società chiede novità.

In questo momento, aggiunge «non c’è staticità». La scorge nella divaricazione tra governisti e movimentisti nei 5 Stelle, nella Lega che deve sciogliere il nodo tra movimentismo e ceti imprenditoriali. Attribuisce a Berlusconi il merito di aver avvicinato la Lega al governo.

Le Comunità per Violante sono il luogo dove imparare il rispetto e il senso del dovere, alimentando lo spirito del bene comune. Senza le comunità, ogni aspirazione tende a farsi diritto. Le comunità sono anche la risposta alla drammatica solitudine odierna.

Nel suo intervento iniziale, l’assessore al bilancio regionale Guido Castelli, riprendendo le parole di Violante sul dovere dei politici di conoscere gli argomenti, rispettarsi ed avere coraggio, ha chiesto dove formarsi la coscienza politica. Ricostituire le comunità, ha risposto il magistrato, confrontarsi, riconoscere lo stile e i comportamenti dei politici da seguire, orientarsi individualmente. Esistono e sono esistite presenze significative cui ispirarsi, da Churchill a Obama. Cercare sempre.

Come s’è fatto l’altra sera.

Adolfo Leeoni, Il Resto del Carlino, Mercoledì 10 marzo 2021

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