Minori… per modo di dire. La Serena degli organetti

Sul palco, sembra minuscola. Fragile. Quasi di seconda fila. Pronta a diventare evanescente. Poi, quando imbraccia il suo strumento, si fa protagonista. Non che lo voglia. Non che pretenda i riflettori. Ma accade nei fatti. Nella musica, in questo caso.

Non è semplice suonare la fisarmonica. Forse è lo strumento più difficile. Ancora di più lo è l’organetto. E Serena Canala, 20 anni, di Montedinove, ne è una virtuosa. Aggiungerei: scrupolosa e molto precisa: «C’è il modello a due bassi – spiega – e uno a otto bassi». Li conosce e li usa entrambi. Il primo lo ha imparato dal maestro Amato Marchionni, il secondo dall’altrettanto maestro Federico Cippitelli.

Serena è ragioniera. Si è diplomata a Montegiorgio. La passione per l’organetto le viene da lontano. «È stato lo strumento musicale a venirmi incontro e non il contrario». Mi pare di risentire il detto orientale: «Quando il discepolo è pronto il maestro si manifesta». E come le è venuto incontro?

Colpa, si fa per dire, dei genitori che, quando lei era appena ragazzina, la portavano nelle piazze in occasione delle feste di paese: quelle popolari che radunavano la comunità, dove si ballava insieme.

La cosa che colpì subito Serena fu l’organetto «che danzava». Certo, a ondeggiare era il suonatore, ma quel minuscolo strumento gli andava dietro, lo acconsentiva.

Nascono così i primi rapporti di amicizia con i gruppi folk. Lei ha 15 anni e tutta la volontà di imparare. È così che acquista il due bassi. Lo produce un’aziendina di Fermo: la De Angelis, che glielo personalizza con tanto di nome.

L’otto bassi, invece, lo acquista più tardi, dalla Baffetti di Castelfidardo.

Intanto, va a scuola. Arriva al diploma e, alla commissione, presenta una tesina dal titolo L’organetto e il folclore marchigiano, dove fa riferimento all’economia regionale (il distretto della fisarmonica), alla tradizione e alle poesie e scritti in vernacolo. Promossa: con stupore degli esaminatori.

In pubblico, le prime uscite sono con gruppi già costituiti. Lei fa una breve esibizione.

Tre anni fa nascono invece Le Rcacciature. Indicano i germogli degli alberi ma indicano anche le radici che si rinnovano grazie ai giovani.

Il gruppo è di tre persone. Oltre a Serena, ci sono Manolo Romanini di Montegranaro e Lorenzo Vesprini di Porto San Giorgio. Alberto Squadroni di Sant’Elpidio a Mare arriva in un secondo tempo.

La musica proposta è il pop marchigiano e il balfolk europeo. Girano il territorio in occasione, ad esempio, del Canta Maggio, quando parole e musica vengono dedicate alla stagione del bel tempo (purtroppo, non quest’anno) e a quella degli amori. Ci sono anche gli appuntamenti dove propongono la Quadriglia e il Saltarello. Lorenzo Vesprini è bravo negli stornelli che il gruppo propone itinerando.

Nonostante che di tempo ne abbia poco, Serena si impegna anche con Li Mazzamurelli di Ortezzano.

Ma non basta, perché lei dà vita anche ad un altro gruppo: i 50 Celt, che ricorda i rapper americani: 50 Cent. In questo caso, il gruppo è di sei strumentisti: Serena sempre all’organetto, stavolta otto bassi, poi Alberto Amadio (di Grottammare) al violino Gian Marco Sansotta (di Civitanova Marche) alla chitarra elettrica, Francesco di Lernia (di Sant’Elpidio a Mare) al basso elettrico, Leonardo Lanciotti (di Sant’Elpidio a Mare) alla batteria, e Alberto Squadroni alla chitarra, tin whistle e voce.

Per l’estate, i 50 Celt hanno già dieci contratti firmati.

Nonostante i concerti e le feste popolari, Serena, che ha testa sulle spalle, sta cercando lavoro nel suo settore: che è quello amministrativo-contabile. Si sta specializzando nelle paghe e contributi.

E se la calcolatrice s’inceppa, l’organetto ingentilisce l’animo.

di Adolfo Leoni, Il Resto del Carlino, Sabato, 18 maggio 2019

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